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Campi di concentramento in Abruzzo. Ecco i materiali d’archivio di Casoli

“È più difficile onorare la memoria dei senza nome che non quella di chi è conosciuto. Alla memoria dei senza nome è consacrata la costruzione storica”. Si apre con una significativa frase di Walter Benjamin il sito di documentazione storica dedicato al campo di concentramento abruzzese di Casoli, in provincia di Chieti. Un progetto a cura di Giuseppe Lorentini, lettore di italiano all’Università tedesca di Bielefeld, che dopo un lavoro di ricerca durato circa tre anni, ha rialzato il sipario su una storia ancora poco conosciuta anche agli stessi abitanti del suo paese d’origine.

Il progetto di Lorentini nasce proprio con la volontà di mantenere viva la memoria e di rendere fruibili al grande pubblico del web storie, volti e nomi di un lungo elenco di persone internate nell’ex campo di Concentramento di Casoli dal 1940 al 1944, quando nella cittadina vennero “ospitati” inizialmente ebrei polacchi residenti a Trieste, e poi politici italiani dopo l’8 settembre.

Un certosino lavoro di ricostruzione attraverso la ricerca, l’analisi, la digitalizzazione e la pubblicazione sul sito campocasoli.org, di migliaia di documenti recuperati dall’archivio storico del comune di Casoli che a differenza di altri archivi dello stesso genere disseminati in tutto il Paese dopo la seconda guerra mondiale ha mantenuto pressoché integre le fonti originali.

Grazie a questa fortunata coincidenza Lorentini è stato così in grado di ricostruire le storie degli internati di passaggio a Casoli, uomini e donne concentrati temporaneamente in Abruzzo prima di essere indirizzati verso destinazioni finali dai nomi decisamente, e tristemente, più noti: Auschwitz su tutti.

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Dalla documentazione recuperata è stato infatti possibile ricostruire gli “itinerari” percorsi dai prigionieri, in una fitta rete di strutture simili al campo di Casoli che nacquero durante la seconda guerra mondiale anche in altri paesi abruzzesi. Quello dell’Abruzzo era infatti ritenuto dal regime fascista uno dei territori che più si sarebbero prestati all’internamento per la difficoltà di collegamenti, la scarsa concentrazione abitativa e anche per una minor cultura politica dei suoi abitanti. Requisiti necessari e richiesti, questi, dal Ministero dell’Interno per poter istituire i campi di concentramento sul territorio italiano, che in Abruzzo toccarono il numero di 15 campi più 59 località d’internamento, come documentato dall’Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea.

Tra questi anche il campo di Casoli, che grazie al lungo lavoro di Lorentini torna così, oltre a offrire una grande dote di documenti per gli storici che vorranno approfondire l’argomento, a far sentire le tante grida di dolore che da tra quelle mura si sono propagate. Il tutto con un obiettivo dichiarato sin dall’inizio e, se possibile, ancora più nobile: dare un volto ai nomi e un nome ai volti di persone che, forse, qualcuno sta ancora cercando.

Gianluca Salustri

Gianluca Salustri

Abruzzese forte e gentile. Redattore e curatore di contenuti con penna e tastiera. Dal 2006 nel mondo dell'editoria e della comunicazione. Il profilo completo lo trovi in bio.
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