Borgo Universo. Il murale di Fontamara per un’idea di sviluppo
Durante i miei ultimi mesi da libero professionista – più da libero che da professionista purtroppo – ho avuto modo per la seconda estate consecutiva di curare la comunicazione di Borgo Universo, festival di street art e di tante altre cose belle ad Aielli, paese che si erge in cima a quello che una volta era il lago Fucino.
Borgo Universo, ve ne parlai già l’anno scorso, è una felice intuizione del duo Enzo Di Natale/Andrea Parente in arte Alleg. Il primo giovane sindaco di un paese che come tutti gli altri piccoli paesi del centro sud vive le sofferenze dello spopolamento e il secondo street artist, muralista, o chiamatelo come vi pare, che ogni volta cerca di travalicare il concetto di semplice opera da disegnare sui muri allegandoci un significato che vada incontro alle esperienze, e alle esigenze, del luogo in cui viene realizzata.
Borgo Universo, festival di Street Art e condivisione
La premiata ditta, va detto sin da subito, è riuscita a realizzare in due anni un grande evento grazie e soprattutto alla collaborazione di tanti altri singoli e realtà associative del paese (Penso a Gianfranco Fortuna alla sezione video, a Benedetto Di Pietro e tutti gli altri dell’Associazione Libert’Aria che hanno curato, tra le altre cose, un incontro con lo scrittore Erri De Luca, e soprattutto a quelle figure che come al solito lavorano nell’ombra, da chi “alliscia” le pareti per farle diventare tele a chi si impegna dalla mattina alla sera per l’accoglienza o per organizzare osservazioni astronomiche) come ha giustamente ricordato Marco Cinque in un bel reportage pubblicato su Alias, l’inserto culturale de Il Manifesto, arrivato tra queste lande per narrare le gesta del fiore all’occhiello della seconda edizione del Festival.
Sì, perché Borgo Universo, dopo aver ridisegnato nel vero senso della parola il centro storico di Aielli – facendolo diventare un museo a cielo aperto grazie alle opere di quotati esponenti della Street Art (Aris, DEM, Gio Pistone, Guerrilla Spam, Never2501, Nicola Alessandrini, SAM3, Luca Zamoc, Ericaeilcane e Bastardilla, EmaJons e Sbrama, Luvi e il già citato Alleg) – quest’anno è riuscito a imporsi all’attenzione dei media nazionali, finanche sull’edizione serale del Tg1, grazie alla realizzazione di un’opera che solo a pensarci fa girare la testa.
L’idea di un murale su Fontamara
La realizzazione in questione è stata la trascrizione completa del libro Fontamara di Ignazio Silone su una parete di 100 metri quadrati di superficie. E quando si dice trascrizione completa si pensi a 300 mila caratteri impressi con un pennello, bagnato di vernice ogni tre o quattro lettere, che è ridiventato idealmente una penna da intingere nel calamaio. Alleg, ideatore e realizzatore della trascrizione – con il supporto fondamentale di EmaJons, Sbrama, e di tutti quelli che per un mese lo hanno accompagnato nell’impresa dettando qualche riga del libro o semplicemente portando un po’ di supporto morale o un bicchiere di vino – è stato il primo a capire quanto Fontamara potesse essere veicolo di discussione e confronto in un paese che, quarant’anni fa, prestò alcune delle sue location più belle per il set delle riprese del film tv ispirato proprio al romanzo di Silone, ambientato in realtà nella vicina Pescina.
Una discussione che come speravo è andata oltre i campanilismi tra chi si sente più o meno autorizzato ad attribuirsi la paternità geografica dell’autore e dell’opera e si è concentrata, sotto il sole di luglio, sui significati di un libro che andrebbe riletto da molti in virtù degli accadimenti che circondano il nostro spazio tempo. Un libro che parla di ultimi – i cafoni che vengono dopo il Principe Torlonia, e dopo le guardie del principe, e dopo i cani delle guardie del principe, e dopo il nulla, e ancora il nulla e ancora il nulla… – e che riletto oggi appare ancora di estrema attualità, anche se si volesse decidere di non considerare la chiave di lettura dell’antifascismo…
Il murale di Fontamara come tappa ideale di un itinerario culturale
Al di là dei significati, e della fatica nella realizzazione dell’opera, il tema che si vuole però analizzare nel piccolo spazio di questo blog è anche l’attenzione che “Fontamara sul muro” è riuscita a catalizzare e a canalizzare verso Aielli. La potenzialità visiva dell’opera, di mio, l’ho potuta notare già durante il work in progress, e soprattutto dopo aver pubblicato le prime immagini a riguardo sulle pagine che promuovevano il festival. La pagina Facebook di Qualche riga d’Abruzzo, per dire, in quell’occasione ha raggiunto il record storico di condivisioni e like… ecco, uno dirà, vabbe’ ma che ci importa dei like sui social network.
E invece no, perché a quanto pare questo è stato solo il preludio a una sorta di lunga processione laica sulle tracce di Fontamara e del suo murale che continua ancora oggi, con gioia e soddisfazione degli amministratori che grazie all’unione tra letteratura del passato e nuove forme artistiche sono riusciti a riaccendere i riflettori su un piccolo borgo di mille anime che ogni anno sono un po’ di meno. Un “rivoluzionario gesto di coraggio” che qualche tempo fa Savino Monterisi chiedeva su Il Germe per appoggiare progetti del genere nella Valle Peligna e che qui si è già riuscito a compiere.
Così il muro di Fontamara, oggi, è tappa e deviazione di chi già percorre il Sentiero Silone a Pescina, e vetrina ammiccante per il borgo, che può offrire ai suoi visitatori anche una torre medievale sede di un osservatorio astronomico. È la realizzazione, forse inaspettatamente a stretto giro, di un progetto a lungo termine che mira a rivalutare attraverso il turismo culturale e la condivisione delle esperienze. Come tutto questo turismo, per ora di passaggio, possa influire economicamente in un paese che ha solo due bar, una tabaccheria, una pizzeria al taglio e un negozio di generi alimentari è ancora tutto da scoprire… resta il fatto che le fondamenta ora sono state gettate. Tracciate, anzi disegnate, e scritte!
[Le foto a corredo del post sono di Gianfranco Fortuna]
Ps. Questo post è stato scritto con un bel po’ di rammarico e invidia. Per quello che poteva essere e non è stato, visto che tra le mie carte, e tra quelle dell’Associazione Culturale Arzibanda, esiste ancora un dettagliato progetto di Alleg – del tutto simile a quello che lo stesso artista ha poi proposto al sindaco Di Natale che ha deciso di farlo suo – da realizzare nel centro storico di Capistrello, il mio paese. Gli amministratori e l’assessore alla cultura dell’epoca a cui ci rivolgemmo per intavolare il discorso, purtroppo, non ci seguirono nell’idea, vuoi per noncuranza vuoi per mancanza di progettualità e noi, come nostro solito, nel piccolo abbiamo cercato di fare da soli, realizzando nel corso degli anni tre murales a firma proprio di Alleg e di Dino De Vecchis durante i giorni del nostro Festival. Questo che segue, a cui sono particolarmente legato e i miei lettori sapranno perché, è uno dei tre dedicato ai minatori di Capistrello.
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Gianluca Salustri
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