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La corsa degli zingari di Pacentro

Tenete a bada Matteo Salvini e ditegli di lasciare le ruspe in garage. Che la Corsa degli zingari di cui si sta per andare a raccontare non è una fuga di massa di uomini e donne di etnia rom, ma una celebrazione che ogni anno, la prima domenica di settembre, prosegue una tradizione secolare fatta di sudore, devozione, ferite sotto i piedi e coraggio.

Siamo a Pacentro, poco più di mille anime incastonate nel borgo ai piedi del monte Morrone, nel Parco nazionale della Majella. Qualcuno forse lo conoscerà per il fatto di essere il paese che ha dato i natali ai nonni di Veronica Ciccone in arte Madonna. Altri, ma ben pochi, perché al paese è legato anche il ricordo del mio infortunio al ginocchio destro quando ero una giovane promessa del calcio dilettantistico locale, ma questa in effetti è una storia che posso risparmiarvi.

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photo credit: Start via photopin (license)

La Corsa degli zingari. Un palio tra rovi e sentieri

La Corsa degli zingari, dicevamo. Evento che si ripete da oltre 560 anni e che rappresenta per gli abitanti del borgo della Valle Peligna quello che per i senesi è il Palio. I concorrenti sono ragazzi del posto, più o meno giovani, e l’appellativo di “zingari” è utilizzato per ricordare il tempo in cui la parola era sinonimo di “morto di fame”, di persona “scalza e nuda”. Una corsa che è rievocazione a metà tra rito pagano e tradizione cristiana: una celebrazione in onore della Madonna di Loreto ma anche una competizione che in passato, secondo la versione più accreditata tra le diverse leggende e ricostruzioni storiche, serviva a selezionare tra le classi meno abbienti del posto elementi validi per l’esercito del condottiero Giacomo Caldora.

Il nome dei Caldora è legato a doppio filo con la storia di Pacentro. Il paese sorge attorno al castello omonimo e anche uno dei ristoranti più apprezzati dell’intera Valle Peligna si chiama Taverna de li Caldora. Il proprietario, o “oste” come piace ancora definirsi, è il protagonista e cicerone del paragrafo dedicato a Pacentro nel libro Dove comincia l’Abruzzo di Paolo Merlini e Maurizio Silvestri, ed è proprio lui a raccontare la Corsa degli zingari ai due viandanti/scrittori con queste parole:

“La cosa più bella e la più antica del nostro paese è la Corsa degli zingari, si svolge ogni anno la prima domenica di settembre. Un’incredibile prova di forza e di abilità. I ragazzi corrono scalzi partendo dalla montagna, attraversano il torrente e risalgono fino alla Chiesa della Madonna di Loreto. Dura cinque o sei minuti e si massacrano i piedi. Partecipano i ragazzi originari del paese e uno solo vince, chi arriva secondo non conta niente. Per regolamento si possono anche picchiare, come al Palio di Siena. Nel Medioevo correvano completamente nudi e chi vinceva diventava paggio alla corte del principe. Quando eravamo ragazzi si vinceva un pezzo di stoffa per farsi un vestito. Adesso ci sono premi anche in denaro”.

Corsa-degli-zingari-pacentro-Vincitore

Premi in denaro che in realtà, anche perché esigui, non sembrano essere certo l’obiettivo finale di chi partecipa alla corsa, come spiega bene lo storico abruzzese Franco Cercone: “Oggi i giovani pacentrani non corrono più per avere, ma per essere. Per essere protagonisti ed artefici, almeno una volta l’anno, nella storia del proprio paese”.

Aggiungeteci che la famiglia del vincitore, a fine gara, invita tutti i concittadini a festeggiare insieme con un rinfresco in casa propria e capirete di quanto la corsa rappresenti dunque un elemento realmente legato alla tradizione, agli usi di una terra che come tante altre in Abruzzo ha vissuto sì lo spopolamento, ma non la voglia di essere comunità. Soprattutto in un periodo dell’anno che stava a rappresentare in passato un nuovo ciclo, con i pastori in partenza per la transumanza, e che oggi racconta invece di nuove migrazioni verso le città in cui si è pronti a ritornare ai lavori moderni dopo l’estate. Un evento unico in Italia e tra i più rappresentativi in Abruzzo, che consigliamo caldamente di inserire tra i vostri itinerari della regione verde d’Europa. Vedere per credere il docu-reportage che si riporta qui di seguito.

 

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Gianluca Salustri

Gianluca Salustri

Abruzzese forte e gentile. Redattore e curatore di contenuti con penna e tastiera. Dal 2006 nel mondo dell'editoria e della comunicazione. Il profilo completo lo trovi in bio.
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